lunedì 2 gennaio 2012

BREVE RETRO-STORIA DI PIAZZALE LORETO

Stando alla versione ufficiale, il fantomatico colonnello Valerio, una volta giunto a Dongo, si sarebbe fatto consegnare una lista di quindici nomi, scelti fra i ministri ed altri uomini della RSI bloccati in quelle ore, da fucilare direttamente sulla piazza cittadina, come pseudo vendetta per quel che avvenne alcuni mesi prima, il 10 agosto del 1944, quando i tedeschi fecero giustiziare quindici prigionieri partigiani, come rappresaglia in seguito ad un attentato terroristico dei gap in Piazzale Loreto a Milano, avvenuto due giorni prima; in quell’occasione il plotone di esecuzione che sparò ai partigiani era composto da alcuni militi della R.S.I. 
In realtà l’idea originaria dei partigiani era quella di prelevare Mussolini e gli altri ministri, per portarli tutti a Milano, proprio a Piazzale Loreto, per eseguire lì una condanna pubblica. Ma il precipitare degli eventi, la morte improvvisa del Duce e della Petacci, avvenute nella mattinata del 28 aprile, costrinsero a cambiare i piani, fucilando i ministri della R.S.I. direttamente sul posto. Tuttavia i loro corpi verranno nella notte trasportati a Milano, insieme a quelli di Benito e Claretta, per la macabra esposizione pubblica del giorno dopo, che verrà poi giustificata come vendetta per l’esecuzione del 10 agosto.
Ma ricordiamo brevemente cosa accadde realmente in quella fatidica mattina dell’ 8 agosto 1944, tanto da costringere i tedeschi a porre in atto una rappresaglia.
Ogni giorno un gruppo di soldati tedeschi, agli ordini di un maresciallo di fureria di nome Karl, soprannominato da tutti i milanesi “El Carlun” per la sua grossa mole, giungevano in città con un camion carico di cibo da distribuire alla popolazione milanese, all’angolo tra Piazzale Loreto e viale Abruzzi. Questo gruppo di uomini aveva l’incarico di acquistare al mercato di Porta Vittoria diversi generi alimentari, soprattutto frutta e verdura, aggiunti ai molti avanzi delle mense militari, per poi distribuire il tutto gratuitamente alla popolazione locale.
Fra i milanesi “El Carlun” era diventato ormai come un amico, ma questa mensa popolare gratuita, gestita dai “nazisti” evidentemente aveva infastidito non poco i comunisti: il fatto che i tedeschi e i fascisti della R.S.I. corressero in aiuto della gente per sostenerla con generi alimentari, minava gli interessi propagandistici del P.c.i. e della resistenza (almeno quella più fanatica) i quali invece volevano porre i loro avversari agli occhi della popolazione esclusivamente come il male assoluto, da combattere e da annientare.
Fu così che i gappisti milanesi comandati da Giovanni Pesce “Visone” (decorato a fine guerra con la medaglia d’oro al “valor” partigiano, per aver compiuto vari attentati, compreso quello dell’ 8 agosto.....) organizzarono e portarono a compimento l’attentato terroristico di Piazzale Loreto, in quella triste estate del 1944.
Quella mattina, come ogni giorno, l’angolo della strada dove si distribuivano i viveri era pieno di gente accalcata in attesa di ritirare le ceste di cibo del maresciallo “Carlun”. Alcuni gappisti si mescolarono alla folla, riuscendo ad infilare una bomba ad alto potenziale in una di queste ceste; una volta esplosa, provocò una strage: morirono cinque soldati tedeschi, tra cui anche lo stesso “Carlun”, e tredici civili italiani, (di cui tre bambini).
La strage gappista provocò indignazione fra tutta la popolazione milanese, anche perché strategicamente inutile, se non ai fini propagandistici del partito comunista; ma la reazione scontata e pesante dei tedeschi non si fece attendere: per quell’infame attentato le autorità naziste volevano una ritorsione durissima, ed è solo grazie all’intervento personale e determinato di Mussolini presso Albert Kesselring, che si riuscì a far ridurre il numero dei giustiziati, passati poi a quindici. Per la verità, il Duce cercò di impedire che la rappresaglia avesse luogo, ma nulla poté se non quello di far ridurre il numero dei fucilati; d’altro canto, nessun partigiano si presentò mai (come da abitudine....) a rivendicare l’attentato per far così evitare la ritorsione, così due giorni dopo i tedeschi procedettero alla fucilazione di quindici partigiani prigionieri nel carcere di San Vittore.
Il plotone di esecuzione, come abbiamo già ribadito, in quell’occasione era composto da alcuni uomini della Legione Muti.
Per questo motivo la vendetta comunista, covata da tempo, non si fece attendere: dovevano per forza uccidere quindici fascisti, compreso Mussolini e impiccarli tutti proprio a Piazzale Loreto davanti alla popolazione milanese, dove otto mesi prima furono esposti i corpi dei quindici partigiani fucilati.
E fu così che ebbe luogo, il 29 aprile 1945, l’infame scempio di Piazzale Loreto, la pagina più vergognosa della storia d’Italia.
Comunque la si pensi, è innegabile che tutto quel sangue versato prese origine unicamente dalle azioni criminose dei terroristi comunisti: i famigerati gap (né più né meno che gli antenati delle brigate rosse)...

Il Comitato Verità e Giustizia per Mussolini

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