Ci sono molte testimonianze, più o meno attendibili, che ci riportano quelli che possono essere i reali contenuti della corrispondenza segreta tra il Duce ed il premier inglese.
Quello che possiamo dare per certo è che Churchill si spese per convincere l’Italia a restare fuori dal conflitto, garantendo in cambio territori in Africa settentrionale e probabilmente territori francesi (vedi Nizza e Savoia) oltre che greci (le isole del Dodecanneso) e la restituzione definitiva della Dalmazia.
La cosa effettivamente compromettente per la Gran Bretagna sarebbe perciò quella di aver promesso all’Italia territori di altre nazioni, fra oltretutto alleate degli inglesi, senza minimamente interpretare la Francia in primis, ma anche le altre nazioni chiamate in causa. Questo almeno è ciò che trasparirebbe dalla prima parte dei carteggi.
Esiste infatti una seconda fase della corrispondenza tra Mussolini e Churchill, che sarebbe ripresa nell’estate del 1944 (dopo una lunga interruzione di quasi tre anni).
Qui le cose si farebbero ancora più compromettenti. Infatti gli innumerevoli incontri avvenuti sulle sponde del Garda, nel complesso amministrativo di Salò, tra esponenti del governo della Repubblica Sociale ed emissari inglesi e americani, riportano prepotentemente alla ribalta la questione. Ad un paio di questi incontri vi avrebbe partecipato direttamente anche lo stesso Mussolini. Qui non vi sono dubbi sulle motivazioni di quelle riunioni: l’Italia avrebbe convinto la Germania a raggiungere una pace separata con l’Inghilterra e gli Stati Uniti, ponendo quindi fine alle ostilità, per unirsi tutti insieme nel contrastare la preoccupante avanzata bolscevica dell’Unione Sovietica nel cuore dell’Europa. In sostanza avremmo assistito ad un capovolgimento del fronte, con conseguenze clamorose, se non fosse che solo all’ultimo momento gli Alleati rinunciarono, perché oramai era prossimo il loro successo sulle forze dell’Asse.
I punti principali, come ricorderà poi nelle sue testimonianze anche un ufficiale della Decima Mas, Sergio Nesi, presente ad una di quelle riunioni, erano precisamente i seguenti:
1) Legale riconoscimento dello stato della Repubblica Sociale Italiana
2) Armistizio “con condizioni” con la R.S.I. e successivamente anche con la Germania.
3) Formazione di un’alleanza tra R.S.I., Germania, Inghilterra e Stati Uniti per volgere le proprie armate contro l’Unione Sovietica.
4) Spostamento della 5^ armata americana e dell’8^ armata britannica (quelle del generale Patton e del generale Montgomery) insieme alle truppe della R.S.I. e a quelle tedesche, tutte di stanza in Italia, sui confini orientali (per fermare l’invasione di Tito e per chiudere la strada alla successiva avanzata delle truppe dell’armata rossa).
In quest’ottica rientra anche il piano De Courten, dove truppe del Regio esercito del governo del sud Italia, in collaborazione con la Decima Mas e la brigata partigiana Osoppo (di sicura fede democratica ed anticomunista) avrebbero dovuto in gran segreto collaborare e quindi operare una difesa dei confini orientali italiani dall’invasione jugoslava delle truppe comuniste di Tito.
A confermare queste clamorose proposte ci sono, oltre che la testimonianza di Sergio Nesi, quella del principe Junio Valerio Borghese, quella di Pietro Carradori (attendente del Duce, che lo accompagnò personalmente almeno a due incontri, il 21 settembre del 1944 ed il 21 gennaio del 1945); ma anche Ermanno Amicucci, all’epoca direttore del Corriere della Sera e amico del Duce,(che testimonia di aver visto Mussolini recarsi ad incontri con emissari inglesi, iniziati già nel giugno del 1944 e dove in un occasione il Duce andò all’appuntamento da solo, guidando personalmente una balilla); oppure Alfredo Cucco, sottosegretario alla cultura popolare, che testimonia di ripetuti incontri avvenuti con autorità britanniche, già nell’estate del 1944, o ancora il generale Ruggero Bonomi, sottosegretario dell’Aeronautica Repubblicana, anch’egli testimone di riunioni avvenute in gran segreto su alcune ville della Lombardia, messe a disposizione da proprietari che avevano contatti diretti con gli inglesi. Senza dimenticare inoltre la testimonianza di Claudio Ersoch, nipote di Tommaso David (capo dei servizi segreti della R.S.I.) in cui dichiara che suo nonno gli raccontò che i cosiddetti documenti segreti di Mussolini potevano valere come arma di scambio per ridare all’Italia l’Istria, in quanto specificò chiaramente come fra quelle carte c’erano dimostrati gli accordi che tra il 1944-45 i membri della R.S.I. e quelli della Germania avevano avuto con l’Inghilterra e gli Stati Uniti per giungere ad una pace in Europa ed unirsi assieme contro l’invasione dell’Urss.
C’è anche la testimonianza di Alberto Botta, che riporta le dichiarazioni del fratello Ercole, (il partigiano “Capitano Fede”) che fu uno fra quelli che lesse i contenuti del carteggio, dove anch’egli riscontrò fra l’altro questo tentativo di accordo fra R.S.I., Germania e Angloamericani per allearsi e combattere uniti l’Urss di Stalin.
Non sappiamo di preciso se i contenuti sopra elencati potranno avere un giorno ulteriori ed inequivocabili conferme, tuttavia è interessante riproporre l’unica lettera scritta di cui siamo effettivamente in possesso, che è assai indicativa nel confermare la presenze di accordi tra i due statisti.
La scrisse Mussolini il 24 aprile 1945, che la consegnò poi in prefettura a Milano al tenente delle SS Franz Spoegler, incaricato di farla pervenire al premier britannico. Così si legge in questa ultima lettera:
“Eccellenza,
gli eventi purtroppo incalzano. Inutilmente mi si lasciarono ignorare le trattative in corso tra Gran Bretagna e Stati Uniti con la Germania. Nelle condizioni in cui dopo cinque anni di lotta è tratta l’Italia, non mi resta che augurare successo al Vostro personale intervento. Voglio tuttavia ricordarvi le Vostre stesse parole: -L’Italia è un ponte. L’Italia non può essere sacrificata- Ed ancora quelle della Vostra stessa propaganda, che non ha mancato di elogiare ed esaltare il valore sfortunato del soldato italiano.
Inutile è inoltre rammentarvi quale sia la mia posizione davanti alla storia. Forse siete il solo oggi a sapere che io non debba temerne il giudizio. Non chiedo quindi mi venga usata clemenza, ma riconosciuta giustizia e la facoltà di giustificarmi e difendermi. Ed anche ora, una resa senza condizioni è impossibile perché travolgerebbe vincitori e vinti.
Mandatemi dunque un vostro fiduciario; vi interesseranno le documentazioni di cui potrò fornirlo di fronte alla necessità di imporsi al pericolo dell’Oriente.
Molta parte dell’avvenire è nelle Vostre mani. E che Dio ci assista”. - Benito Mussolini
Vogliamo chiudere questo argomento ricordando ancora questa passaggio della lettera, secondo noi eloquente più di ogni altra frase:
“....Inutile è inoltre rammentarvi quale sia la mia posizione davanti alla storia. Forse siete il solo oggi a sapere che io non debba temerne il giudizio.....”
Forse proprio perchè Churchill era l’unico a saperlo, si è chiusa per sempre la bocca a Mussolini e alla Petacci, facendo sparire nel nulla le prove scottanti di quelle lettere....
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