giovedì 3 settembre 2009

IL CARTEGGIO MUSSOLINI-CHURCHILL: Le conferme

LE CONFERME DELLA SUA ESISTENZA

“Fate attenzione! In quelle borse ci sono documenti molto importanti per il futuro dell’ Italia!”
E’ con questa misteriosa ammonizione che Mussolini fece capire al partigiano Bill, l’uomo che poco prima lo aveva scoperto sul camion tedesco e messo poi in stato di fermo, che fra i suoi documenti esisteva qualcosa di veramente scottante e determinante per il giudizio della storia e per le conseguenze che si sarebbero potute verificare da lì in avanti nel nostro Paese e forse anche nel resto d’Europa.
Da quel preciso momento avrà inizio il lungo enigma del carteggio, che ci calerà esclusivamente in un’atmosfera cupa, impregnata soltanto di terrore, mistero e morte....... Molte persone saranno costrette al silenzio, sotto costante minaccia; ad altre invece, verrà chiusa la bocca per sempre....
E’ oramai certo che il Duce portasse con se documenti molto importanti per il nostro futuro e per la storia: ma esattamente quali? Forse gli originali e le copie delle 62 o più lettere che Mussolini e Churchill si erano scambiati in tutti quegli anni e che per ragioni più o meno oscure non avevano mai cessato di proseguire, nonostante la guerra? Probabilmente.......
A tal proposito è molto interessante la conferma che ci viene dai registri pubblici della Public Record Office di Londra, dove, una volta divulgati, si sono potuti scoprire due importanti elementi:
1) vi è un documento che dimostra l’esistenza di un’operazione dei servizi segreti britannici per uccidere Benito Mussolini. A capo di questa operazione venne designato un agente segreto con il nome in codice “Capitano John”.
2) Un altro documento trovato fra i registri, si riferisce in maniera esplicita alla questione delle presunte carte segrete, di fatto ammettendone l’esistenza e l’assoluta necessità di recuperarle quanto prima. In una nota per i servizi segreti, dopo aver accennato la presenza di un piano studiato da Mussolini per dividere gli Alleati, datato aprile 1945, ad un certo punto si legge:
“Negli archivi di Mussolini c’è molto materiale che dovremmo recuperare al più presto… Molto di questo materiale è compromettente per gli Alleati e per alte personalità italiane….”

Cosa c’era di così compromettente per gli Alleati e per alcuni importanti uomini della resistenza o del governo italiano? Ed è dunque l’ombra di questo introvabile carteggio che ha portato all’assassinio di Mussolini?
Non si può certo trascurare come a tal proposito furono profetiche le parole di Claretta Petacci, espresse in una telefonata a Mussolini il 2 aprile 1945, intercettata dai centralinisti tedeschi:
“Hanno tutti l’interesse a farti tacere per sempre! Tu dici: parlano i documenti. Ma loro sanno che i documenti si comprano, si rapinano, si distruggono. Un fatto è sicuro: se tu, se il carteggio, doveste un giorno essere in loro possesso, le tue ore di vita, nonché quelle del carteggio ,sarebbero contate!”

Ma esistono tante altre conferme, più o meno esplicite, sull’esistenza effettiva del carteggio, e la maggior parte la riscontriamo nel libro di Ricciotti Lazzero “Il sacco d’Italia” (Ediz. Mondadori) dove lo storico ha raccolto lettere e trascrizioni di intercettazioni telefoniche, di cui era in possesso l’ex comandante delle SS in Italia, Karl Wolff. Tutti gli storici ed i massimi esperti hanno potuto in seguito constatare l’autenticità inequivocabile di quei documenti.
Gli stralci più significativi, come anche Luciano Garibaldi ha riproposto nel suo libro (La pista inglese-Ediz. Ares) potrebbero in breve riassumersi in questo modo:

Il 10/09/1944 Mussolini scriveva così al ministro Graziani:
“...Soltanto il carteggio, ormai voluminoso, in caso di bisogno parlerà e spezzerà ogni lancia puntata verso di noi. Il solo conoscere l’esistenza dei miei incartamenti fa paura a troppi: da Vittorio Emanuele a Badoglio. Ma anche lo stesso Churchill e lo stesso Hitler…”

Il 09/01/1945 Mussolini scriveva di nuovo al ministro Graziani:
“…Al momento, ritengo di grande importanza portare al sicuro questi incartamenti, in primo luogo lo scambio di lettere e gli accordi con Churchill. Questi saranno i testimoni della malafede inglese. Questi documenti valgono più di una guerra vinta…”

Il 25/03/1945 Mussolini è al telefono col ministro Zerbino:
“…Mandate subito il materiale a Milano. Le altre due copie devono essere conservate in posti diversi. Io terrò poche carte. Non si sa mai a cosa si può andare incontro e bisogna in ogni modo impedire che anche una piccola parte possa cadere in mani di gente che abbia interesse a distruggerla o a nasconderla……”

La lettera che però sembra esser più eloquente di tutte, sulle conseguenze che quelle carte avrebbero avuto sia in sede storica che militare, è quella che Mussolini scrisse il 07-03-1945 al ministro Graziani. Eccone lo stralcio più significativo:
“…Churchill sa che io ho le cartucce pronte. Certamente si mangia le unghie per la sua lettera dell’ottobre 1940, ora che si trova nelle grinfie dell’orso russo. E se io agissi? La sua posizione diverrebbe insostenibile, sarebbe la fine, potrebbe avere come conseguenze il suo siluramento. Fine per noi augurabile? No, non sono di tale avviso. Per noi è un ponte, un appiglio in caso di estrema necessità. Tutto questo Churchill lo sa benissimo…”

Cosa poteva mai esserci scritto di così clamoroso tanto da far dire al Duce: “questi documenti valgono più di una guerra vinta...”? Ed è eventualmente per queste carte che Churchill in persona, nei mesi successivi alla fine della guerra, si recò più volte in Italia, proprio nei luoghi teatro delle ultime vicende mussoliniane, come Villa Gemma a Gardone, luogo in cui visse Carlo Alberto Biggini, ministro della Repubblica Sociale Italiana, il quale si dice fu costretto dal precipitare degli eventi ad abbandonare nella sua casa una copia del carteggio? Guarda caso la stessa abitazione in cui il premier inglese si farà fotografare quell’estate. Proprio una strana coincidenza....Come mai si trovava proprio lì?
I testimoni che dicono di aver visto queste carte sono molti, compreso esponenti della resistenza. 
Fra i tanti è interessante riportare lo stralcio di una lettera scritta da Oscar Sforni, segretario del comitato di liberazione nazionale (CLN) di Como ai suoi superiori del distretto provinciale, il 29 settembre del 1945:
“…Esistevano, e ciò era notorio, documenti di un valore eccezionale facenti parte dell’archivio segreto di Mussolini, e oltre ai carteggi storici delle varie conferenze di Stresa, di Monaco, ecc., vi era un carteggio personale fra Mussolini e Churchill e fra Mussolini e Chamberlain…. Ora si è avuta la notizia incredibile che questi documenti, di una importanza così evidente per la nazione e per la storia, sono stati ritirati da ufficiali inglesi dell’Intelligence Service, in occasione della venuta di Churchill sul lago di Como....”

Che dire di più? Se perfino un esponente di spicco del CLN comasco dichiara esplicitamente quel che abbiamo appena letto, evidentemente qualcosa dev’esser pur esistito fra quei documenti in mano al Duce….
Esistono altri importanti testimoni, sicuramente credibili vista la loro posizione, come ad esempio:
-Luigi Carissimi Priori, capo dell’ufficio politico della questura di Como dopo il 25 aprile.Fu presente quando vennero fatte alcune fotocopie del carteggio (le carte erano quelle sequestrate a Dongo dalle borse del Duce). Egli afferma di averne letto anche i contenuti, parlando di una sessantina di lettere, datate tra il 1936 ed il 1940.
- Aristide Tabasso, capo della polizia partigiana di Verona. La sua storia appare sui giornali e lui pubblicamente si rivolge ad Umberto II° di Savoia perché renda noto a tutti il contenuto del carteggio (pochi mesi dopo morirà in circostanze poco chiare). Successivamente abbiamo la testimonianza del figlio Franco che fu presente la sera in cui il padre aprì la valigia contenente quei scottanti documenti, e dove un giornalista tentò vanamente di convincerlo a lasciargli fotografare alcune carte, sotto compenso.
- Massimo Caprara, segretario per vent’anni di Palmiro Togliatti. Ha dichiarato in molte interviste ed anche nei libri che ha scritto, che le carte sequestrate a Dongo, o copie di esse, furono prese da Emilio Sereni, funzionario del Pci e consegnate a Togliatti. Successivamente il leader comunista riuscì a “ricattare” Churchill, fino a quando decise di consegnargli le copie in suo possesso,in cambio di denaro (2.500.000 di lire dell’epoca).
-Urbano Lazzaro “Bill”. Secondo la sua testimonianza, diede in consegna al partigiano Renzo Bianchi la borsa che sequestrò a Dongo a Marcello Petacci (fratello di Claretta). Successivamente il Bianchi gli avrebbe raccontato di aver visto, rovistando nella borsa, una cartellina rosa con scritto:
“Corrispondenza Churchill-Mussolini”. Non si può inoltre dimenticare che nelle sue memorie “Bill” ricordava sempre la frase chiara ed inequivocabile con cui Mussolini gli si rivolse, non appena il partigiano prese in mano le sue borse:“Fate attenzione! In quelle borse ci sono documenti molto importanti per il futuro dell’Italia!”
A tutte queste, ed altre che si potrebbero aggiungere, vogliamo citarne una che proviene direttamente da Elena Curti, presunta figlia segreta di Mussolini, la quale gli stette accanto nell’ultimo periodo della sua vita, con mansioni all’interno di un ministero della R.S.I. Quella fatidica mattina del 27 aprile anche lei si trovava nella colonna fermata a Dongo e poté testimoniare di aver visto il Duce portare con se le due famose borse di cuoio, più una busta di pelle. Ad un certo punto Mussolini, rivolgendosi a lei, affermò che con se aveva documenti di estrema importanza e sorprendenti.... Le sue parole precise furono: 
“.......Qui c’è la verità di come sono andate le cose e chi sono i veri responsabili della guerra. Il mondo deve saperlo e si sorprenderà!” (tratta dal libro “Il chiodo a tre punte” di Elena Curti, ediz. Iuculano).

Forse non sapremo mai quali segreti si celano dietro quei documenti, ma sappiamo per certo che il carteggio Mussolini-Churchill è realmente esistito. Probabilmente negli archivi segreti di Londra, o in qualche archivio del vecchio Pci, o forse in quelli di Mosca, o di qualche collezionista, sicuramente si possono trovare le copie o addirittura gli originali. Quello che di certo possiamo dire, è che volenti o nolenti quelle carte devono in qualche modo aver contribuito alla decisione di assassinare Benito Mussolini e Claretta Petacci. 
Anche per questo e soprattutto per questo è nostro dovere indagare, insistendo nonostante i boicottaggi che continuano ad arrivare sull’argomento.

Il Comitato Verità e Giustizia per Mussolini

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